Altri sei ostaggi liberati, molti ancora prigionieri: la lotta per riportarli a casa
- Israel Unfolded
- 24 feb
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 4 mar
Sabato 22, sei ostaggi israeliani – Eliya Cohen, Omer Shem Tov, Tal Shoham, Omer Wenkert, Hisham al-Sayed e Avera Mengistu – sono stati rilasciati dalla prigionia di Hamas a Gaza, dopo mesi di sofferenza indicibile. Il loro ritorno rappresenta un momento di sollievo per le loro famiglie e per Israele, ma è oscurato dalla crudele manipolazione emotiva di Hamas, che solo due giorni prima aveva consegnato i corpi di altri due ostaggi, Shiri Bibas e i suoi figli, Kfir e Ariel Bibas, in un calcolato atto di guerra psicologica.

Il 22 febbraio, 6 ostaggi sono stati liberati da Gaza dopo la prigionia: Eliya Cohen, Omer Shem Tov, Tal Shoham, Omer Wenkert, Hisham al-Sayed e Avera Mengistu.
Chi sono i sei ostaggi liberati?
Eliya Cohen (27) è stato rapito il 7 ottobre dal festival musicale Supernova, dove Hamas ha massacrato centinaia di partecipanti.
Omer Shem Tov (21), anche lui sequestrato dal festival, era tra i giovani che avevano cercato rifugio prima di essere catturati.
Tal Shoham (39), cittadino israeliano e padre di famiglia, è stato rapito nella sua casa a Kfar Aza, un kibbutz brutalmente attaccato quel giorno.
Omer Wenkert (23), un altro partecipante al festival, ha vissuto mesi di separazione dai suoi cari.
Hisham al-Sayed (38), un beduino israeliano con una storia di problemi di salute mentale, ha attraversato il confine con Gaza nel 2015. Nonostante fosse un civile senza affiliazioni politiche, Hamas lo ha preso in ostaggio e lo ha usato come pedina di scambio, rifiutandosi per anni di fornire dettagli sulle sue condizioni.
Avera Mengistu (38), un israeliano di origine etiope con disturbi mentali, ha attraversato il confine con Gaza nel 2014. È stato sequestrato da Hamas e tenuto in ostaggio senza alcuna informazione sul suo stato, con l'organizzazione terroristica che per lunghi periodi si è persino rifiutata di riconoscere la sua cattività. Hamas lo ha sfruttato per ottenere vantaggi politici.
La vita in prigionia
Gli ostaggi hanno sopportato condizioni orribili: fame, isolamento, abusi fisici e psicologici. I sopravvissuti di precedenti rilasci hanno raccontato di essere stati rinchiusi in stanze buie e senza finestre, minacciati di esecuzione e sottoposti a tattiche di propaganda. Hamas li ha usati come pedine, manipolando i negoziati e negando loro i più basilari diritti umani. L'assistenza medica era inesistente e numerosi rapporti indicano che molti hanno subito gravi perdite di peso e malattie non curate.
Chi è stato rilasciato in cambio?
In cambio dei sei ostaggi, Israele ha rilasciato 39 prigionieri palestinesi, molti dei quali terroristi con il sangue sulle mani. Tra loro:
Abdallah Nasser Abu Jomaa, arrestato per aver tentato un attacco con coltello contro civili israeliani.
Omar Shalabi, responsabile di incitamento al terrorismo e con legami diretti con gruppi militanti che pianificavano attacchi.
Mahmoud Idris, condannato per aver assistito in attacchi terroristici violenti contro israeliani, con numerosi feriti.
Mohammed Abu Asab, coinvolto nell'organizzazione di rivolte violente e attacchi che hanno causato la morte di cittadini israeliani.
Ahmed Abu Kharuba, condannato per aver aiutato in un tentativo di attentato dinamitardo che, se riuscito, avrebbe causato numerose vittime.
Molti di questi prigionieri hanno già promesso di tornare al terrorismo, seguendo un inquietante schema visto in precedenti rilasci, dove terroristi liberati sono tornati a unirsi a gruppi militanti e a pianificare nuovi attacchi. Il rilascio di individui così pericolosi evidenzia il devastante costo morale e di sicurezza per riportare a casa gli ostaggi israeliani.
La tragica manipolazione: Shiri Bibas e i suoi figli, Kfir e Ariel
Due giorni prima di questo ultimo rilascio di ostaggi, Hamas ha consegnato i corpi di Shiri Bibas e dei suoi due figli, Kfir (10 mesi) e Ariel (4 anni), che erano stati rapiti il 7 ottobre insieme al padre, Yarden Bibas. Hamas aveva in precedenza affermato che i bambini e la loro madre erano ancora vivi, giocando deliberatamente con le emozioni della loro famiglia in lutto e dell’intera opinione pubblica israeliana. La crudele manipolazione ha infranto ogni speranza, dimostrando ancora una volta il totale disprezzo di Hamas per la vita umana.
La guerra psicologica inflitta alla famiglia Bibas e a tutta la nazione è una grottesca dimostrazione di disumanità. Il mondo deve riconoscere che non si tratta solo di un conflitto militare, ma di una battaglia tra civiltà e barbarie.Mentre Israele accoglie a casa altri sei dei suoi cittadini, il paese resta unito nella sua richiesta: Riportateli tutti indietro, ora.





Commenti