Un nuovo piano umanitario per Gaza: come Israele e gli Stati Uniti stanno cercando di bypassare Hamas e l'UNRWA
- Israel Unfolded
- 26 mag
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 9 giu
Con l'aggravarsi della crisi umanitaria a Gaza, Israele e Stati Uniti hanno introdotto una nuova strategia per la distribuzione degli aiuti. L'obiettivo principale? Far sì che cibo e beni di prima necessità arrivino realmente ai civili di Gaza - e non a Hamas. È un cambiamento radicale nella gestione degli aiuti internazionali, che si allontana da enti come l’UNRWA e punta su un sistema di consegna più diretto e controllato.

Aiuti umanitari per la striscia di Gaza.
Perché l’UNRWA è stata esclusa?
La decisione di escludere l’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione) nasce da gravi accuse: Hamas avrebbe utilizzato le sue risorse per sostenere infrastrutture terroristiche. Le autorità israeliane e americane sanno che affidare gli aiuti all’UNRWA significa rischiare che finiscano nelle mani dei militanti, invece che dei civili.
Inoltre, cibo e materiali da costruzione sarebbero già stati usati in passato per costruire i tunnel sotterranei di Hamas – un elemento chiave della loro strategia militare. Questi tunnel, spesso paragonati a quelli solidi di Hezbollah in Libano, sono in realtà molto diversi: scavati nella sabbia di Gaza, crollano facilmente a meno che non vengano rinforzati con materiali solidi, facilmente reperibili tra gli aiuti umanitari.
Una nuova mappa per la distribuzione degli aiuti
Il piano attuale, sviluppato congiuntamente da Israele e Stati Uniti, prevede una nuova mappa logistica per far arrivare gli aiuti umanitari nella Striscia. L'obiettivo è evitare le roccaforti gestite da Hamas e UNRWA, e raggiungere invece le zone dove gli aiuti possono essere distribuiti direttamente ai civili.
La distribuzione è ora supervisionata da appaltatori privati e ONG, sotto stretto controllo israeliano e americano, per assicurarsi che il cibo non alimenti la macchina bellica di Hamas.
Il sistema viene monitorato e ottimizzato giorno per giorno. La grande domanda rimane: è davvero possibile far arrivare gli aiuti nelle mani giuste senza che vengano rubati, deviati o politicizzati?
La realtà sul campo
Nonostante il piano miri a escludere Hamas, la realtà sul terreno racconta un’altra storia. Non appena i camion degli aiuti varcano il confine con Gaza, Hamas ne prende spesso il controllo, deviando i beni per i propri scopi.
Gran parte del cibo e dei rifornimenti non arriva mai ai civili comuni. Invece:
I militanti di Hamas intercettano gli aiuti, utilizzandone una parte per le proprie forze o per rafforzare la rete di tunnel.
Altri beni vengono rivenduti al mercato nero a prezzi gonfiati, approfittando della disperazione della popolazione.
Secondo alcune fonti, interi convogli vengono dirottati nel giro di pochi minuti dall’ingresso nella Striscia, mettendo in discussione l’efficacia della nuova mappa.
In molti casi si è creato un sistema economico parallelo sotto il controllo di Hamas, dove gli aiuti diventano merce di scambio, risorsa di guerra o fonte di profitto.
Un test politico ed etico
Questo nuovo sistema di distribuzione non è solo un esperimento logistico - è un vero banco di prova politico ed etico. I sostenitori affermano che sia finalmente un modo per aiutare chi ha bisogno senza rafforzare il terrorismo. I critici, invece, temono che si stia aprendo un pericoloso precedente: usare l’aiuto umanitario come arma di guerra o strumento geopolitico.
Ma in mancanza di fiducia nell’UNRWA, e con Hamas che notoriamente sfrutta cibo e materiali per fini militari, Israele e Stati Uniti hanno scelto quello che ritengono il male minore: una distribuzione diretta e monitorata, nella speranza che “qualcosa” sia meglio di “niente”.
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